ANNO 14 n° 119
Livingstone in Salotto Tu chiamale se vuoi...
>>>>> di Massimiliano Capo <<<<<<
23/03/2015 - 00:41

di Massimiliano Capo

VITERBO -''Alejandrito, la bocca non è fatta per dire frasi aggressive, a ogni parola dura ti si secca un poco l’anima. T’insegnerò a raddolcire quello che dici''. E dopo avermi colorato la lingua con un inchiostro vegetale azzurro, prendendo un pennellino dalle setole morbide largo un centimetro, lo intingeva nel miele e faceva finta di dipingermi l’interno della bocca. ''Adesso quello che dici avrà il colore del cielo sereno e la dolcezza del miele''.

Di questi tempi astiosi, facciamo professione di dolcezza dipingendoci la bocca del color del miele e parliamo la lingua della grazia.

Così come il nonnastro di Alejandro Jodorowsky insegnava al proprio nipotino.

Scoprire l’esistenza dell’altro potrebbe essere il titolo di un seminario di self-help, uno dei tanti che imbrattano muri, librerie e bacheche di Facebook.

Scoprire l’esistenza dell’altro è invece il senso profondo del nostro essere nel mondo.

E’ il viaggio che compiamo ogni giorno disegnando (o compiendo il disegno, se preferiamo) il nostro tragitto sulla mappa della nostra esistenza.

La vita è l’arte dell’incontro recitava Vinicius de Moraes.

E l’incontro sta tutto dentro l’empatia, l’atto che sta alla base delle tante forme con cui entriamo in relazione con gli altri.

Ne leggiamo ogni giorno. Ogni giorno con maggiore preoccupazione e con altrettanta indifferenza ci troviamo a dover riflettere con i numerosi problemi (e con le numerose opportunità) di una società che si rende via via più complessa.

C’è un bel libro, scritto da Laura Boella, che si intitola Sentire l’altro. Sottotitolo e sommario: Conoscere e praticare l’empatia.

Dalla convivenza tra religioni ed etnie diverse, alla radicale trasformazione del nostro modo di rapportarsi con noi stessi, il nostro corpo, la sessualità, la salute, la malattia, prodotto dalla diffusione di sempre nuove tecnologie e biotecnologie, tutto concorre a rimettere all’ordine del giorno ''la riattivazione di una sfera complessiva di esperienza, quella del sentire l’altro, nelle sue molteplici possibilità di creazione e di invenzione di sentimenti autentici, di modi di essere e di vivere come l’amicizia, l’amore, l’aiuto, il rispetto, la fiducia, la cura, l’ammirazione. Ognuna di esse modula in maniera sempre diversa il rapporto tra corpo, emozioni, vita della mente quale si struttura nell’esperienza che fa da fondamento: l’empatia''.

Vedere e sentire gli altri non è una conseguenza automatica del nostro vivere in un contesto sociale ma la scelta consapevole di voler mettere a disposizione e condividere le nostre esperienze e passioni.

Gentilezza e grazia sono i caratteri (tipografici) con cui (de)scrivere l’ipertesto del nostro essere uomini e donne che si relazionano.

''Dalla prima infanzia sino alla tomba, qualcosa infondo al cuore di ogni essere umano, nonostante tutta l’esperienza dei crimini compiuti, sofferti e osservati, si aspetta invincibilmente che gli venga fatto del bene e non del male. E’ questo, anzitutto, che è sacro in ogni essere umano. Il bene è l’unica fonte del sacro. Solo il bene e ciò che è relativo al bene è sacro''.

Così Simone Weil, che coglie il punto: per ascoltare il grido di chi soffre per il male che subisce serve silenzio e disponibilità all’ascolto.

Che è apertura, desiderio di conoscenza e parola.

Apertura, desiderio di conoscenza e parola definiscono anche il profilo di chi viaggia.

E il viaggio racconta, quando è tale, la forza della contaminazione, contro ogni tentazione identitaria, comunitaria.

La forza di mettere insieme, linkare, esperienze ed energie le più diverse.

E solo la forza delle energie che hanno la potenza espansiva del loro nascere contaminate, remixate, scomposte e ricomposte decine di migliaia di volte come in un caleidoscopio, ha la capacità trasformativa che riconosciamo alla definitiva superiorità della cultura pop occidentale (che il maestro Franco Bolelli abbia pietà di me).

Novelli Solone, a cui si deve l’uso del verbo greco filosofare collegato a un viaggio (stando a ciò che ci racconta Erodoto) partiamo ogni volta col desiderio di osservare e studiare (theorein, dicevano i Greci, da cui il nostro teoria) e di stupirci scoprendo che, come disse il sacerdote della città egiziana di Sais al filosofo, ''voi Elleni siete sempre bambini, nessun Elleno è vecchio''.

Qui si ha a che fare con la memoria e la sua conservazione, avendo gli egizi sviluppato genealogie ben più articolate e lontane nei tempi di quelle greche.

Più modestamente, alle nostre latitudini e ai nostri tempi, è un invito a mantenere gli occhi aperti e le orecchie tese, abbiamo sempre da imparare.

La poesie est dans la rue.





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